( Il testamento della sig.a Nella )
Scrivo questa mia prima ed ultima lettera ai figli, miei e di Franco, per chiedere solo di poter vivere ancora un poco, nel vostro ricordo, come nei bei tempi andati.
Non chiedo una vita anonima, per i miei figli: dormire, mangiare, fare le spese, le passeggiate e le vacanze quando va bene, le amicizie buone e la famiglia, casina, auto, giardino, cagnolino, e il grande centro commerciale vicino.
Questa è già la vita del quartiere, inscritta dentro le righe dei giorni del calendario, delle classiche frequentazioni, e dei ruoli prestabiliti ed immutabili.
Non bastano i sacrifici fatti, per garantire anche il futuro, dovremo cambiare pelle, dare una svolta, per voi e per i vostri figli, per iniziare a curvare verso il cielo la direzione declinante del destino periferico, verso una vita viva, con i colori e gli odori delle stagioni, più vicino a noi, in un grande parco pubblico, con alberi alti e vicini.
Serenità, per chi desidera esercitare un’arte o un mestiere, perché possa vivere senza paure ed incertezze per il futuro, e senza doversi prostrare per avere il giusto compenso.
Salute, e cure, per le trapanature dell’edilizia, e per le conseguenti punture delle zanzare, sul corpo arrossato e sulla terra arsa, poi allagata.
Usare i soldi riscossi per i nuovi appartamenti, per fare fogne e strade migliori, prima che il prossimo diluvio si faccia giustizia da sé, del lordo volume di indolenza incendiaria che ha deforestato e svenduto la terra, boccheggiante per la calura di fuochi estivi.
La dimenticanza sarà smemorata, e porterà via con sé la brama della convenienza personale, e delle furbizie che mi hanno resa priva delle più elementari articolazioni viarie, corporali e sotterranee.
Non ho lasciti, legati nè assi ereditari, ma vi lascio le mie lacrime, la memoria, l’orgoglio e la dignità per cambiare questa strana divisione in classi, o in piccole consorterie, per fare piccoli affari personali, che frenano l’emancipazione autonoma delle periferie, bruciandogli la terra intorno.
E’ solo una questione di tempo, aspettate, lavorate in silenzio con noi e siate educati, come Franco.
Vostra,
Sig.a Cesa Nella
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