Processo per lo smog a Firenze: prossima udienza il 22 aprile
La prossima udienza del processo si terrà il 22 aprile in tribunale a Firenze. L'udienza è pubblica quindi i cittadini che vogliono presenziare possono farlo, a patto di mantenere dentro e fuori dall'aula una condotta irreprensibile, cioè, come prevede la legge, non devono fare chiasso o provocare disordini o intralci, pena l'allontanamento. Sul banco degli imputati (primo caso in Italia) ci sono il presidente della Regione Toscana, Martini, il sindaco di Firenze, Domenici, i sindaci di Scandicci, Sesto, Campi, Signa e Calenzano, gli assessori all'ambiente di queste amministrazioni e di Firenze e l´ex assessore regionale all´ambiente Marino Artusa. Le accuse: getto pericoloso di cose, con riferimento alle emissioni di gas nell´aria e rifiuto di atti d´ufficio. Secondo l'accusa, gli amministratori non hanno fatto tutto il possibile per difendere la salute della gente dallo smog. Il 22 aprile dovrebbero essere sentiti alcuni periti dell'accusa.
In tutto quattordici amministratori accusati dalla procura di Firenze di rifiuto di atti d´ufficio «in relazione alla omessa adozione di provvedimenti per ridurre l´inquinamento». Il presidente Martini e l´ex assessore regionale Marino Artusa sono accusati di rifiuto di atti d´ufficio anche per non aver predisposto un piano di intervento vincolante per fronteggiare l´inquinamento.
Sindaci e assessori comunali sono imputati anche di «getto pericoloso di cose», per non aver impedito nel corso del 2005, 2006 e primi mesi del 2007 il superamento dei limiti annuali di concentrazione delle polveri fini (Pm 10) e del biossido d´azoto, sulla cui pericolosità per la salute umana la scienza non ha dubbi. La legge stabilisce che il valore giornaliero di picco massimo di 50 microgrammi per metro cubo di Pm 10 non può essere superato più di 35 giorni ogni anno. A Firenze vi sono stati 78 sforamenti nel 2005 e 87 nel 2006. La legge impone inoltre un valore limite annuale medio di concentrazione delle polveri pari a 28 microgrammi per metro cubo, mentre a Firenze, secondo le accuse, i valori medi delle centraline sono oscillati nel 2006 fra 29 e 42.
«La normativa europea e quella nazionale impongono degli obblighi di risultato». Così il giudice Magnelli ha spiegato il motivo della sua decisione di mandare a processo gli amministratori. Il risultato di abbattere i livelli di inquinamento, infatti, non è stato conseguito nell´area fiorentina. Ed è proprio partendo da questa constatazione che nel 2005 il pm Fernando Prodomo ha avviato le indagini proseguite, dopo il suo passaggio alla procura minorile, dal collega Giulio Monferini.
«Il fenomeno delle polveri sottili è in Europa quasi solo italiano», ha sostenuto nel suo intervento conclusivo il pm Monferini: «Ed è un fenomeno sanitario e ambientale drammatico». Partendo dai trattati europei che indicano come obiettivo fondamentale dell´Unione uno sviluppo equilibrato e sostenibile, il pm ha accusato la Regione Toscana e gli amministratori dell´area fiorentina di non aver saputo o voluto accettare con coraggio la sfida di bilanciare gli interessi dell´economia con quelli della salute. Le direttive comunitarie - ha sostenuto l´accusa - perseguono lo sviluppo sostenibile e la tutela della salute imponendo dei valori soglia all´inquinamento dell´aria. Si tratta di obiettivi che devono essere raggiunti e che altrove sono stati raggiunti: «Non sono "limiti chimera", e non vi è comportamento alternativo lecito». Citando uno studio dell´università di Firenze, il pm ha sottolineato che circa il 50% delle polveri sottili che avvelenano l´aria di Firenze è costituito da Pm1, cioè da nanopolveri particolarmente cancerogene provenienti quasi solo dalla combustione dei motori. Un´altra ricerca ha mostrato che vi è un rapporto fra maggiore o minore concentrazione di polveri e i ricoveri per patologie acute negli ospedali fiorentini, e che l´inquinamento influisce su alcune patologie croniche. Ma bastano anche lievi diminuzioni nella concentrazione delle polveri per ottenere risultati positivi a livello sanitario.
Secondo le accuse, la Regione è venuta meno ai suoi obblighi perché non ha approvato dei piani-programma vincolanti, con la individuazione delle fonti di rischio e delle iniziative da adottare per abbattere gli inquinanti: in tal modo non è stato possibile attuare il principio di correzione in caso di insuccesso.
articolo tratto da Aam Terra Nuova
Prendiamo qualche spunto potrebbe esserci di aiuto... a buon intenditor...