Ringrazio il sig. Ennio Giuliani, per aver messo a disposizione della collettività il risultato della propria ricerca storica sul nostro quartiere.
Dall’assemblaggio delle informazioni avute, è nato questo primo articolo, che va integrato con foto dell’epoca qualitativamente decenti, e con altri dettagli, che alcuni forse ancora possiedono.
Pertanto, invito chi possiede del materiale a farlo pervenire al Comitato, precisando che l’interesse andrebbe focalizzato su quanto è esposto nella ricerca, e sugli altri fattori che formano la nostra memoria collettiva.
Per esempio: chi ha notizie storiche della mitica nave da turismo “Francesca Valeria”, della vita in spiaggia negli anni ‘50-‘60 e precedenti, e dei locali che all’epoca erano vivissimi e “vicini” a noi della periferia, come la Rotonda a Mare e il Covo Nord Est?
L’ufficio cultura del Comitato aspetta Vostri segni di vita, vissuta.
La memoria storica è un valore, contrariamente a quanto pensano i miei affini della famiglia dei Calce Struzzi, profeti del Cemento Armato, mentre stanno bloccando il respiro alla terra, gettata dopo gettata.
La memoria tramandata invece resterà nella rete e sarà l’unica a garantirci la sua vita imperitura.
Frammenti di memoria
In principio fu un canneto. Campagna odorosa, a tratti paludata e a tratti coltivata, con boschetti in roverella, nelle zone più lontane dalle poche case coloniche.
Una di queste, con 27 ettari di terreno, venne acquistata nel 1935 dai conti Augusti Vismara, che in seguito realizzarono altri annessi agricoli ed una fitta rete di canali di irrigazione, alimentata da pozzi che captavano l’acqua dolce di qualità che il subalveo del fiume offriva.
Così nacque un’Azienda agricola tra le più floride della zona.
Il conte Augusti gestiva fondi agricoli coltivati a mezzadria dalla fine dell’ottocento.
La famiglia mezzadrile che lavorava alle dipendenze del conte era quella del sig. Raffaele Spallacci.
La contessa Vismara dipinse su una delle pareti della propria abitazione il nome da lei scelto per identificarla: “LA CESANELLA ”.
La scelta di quel nome è dovuta alla presenza, nelle vicinanze, della foce del fiume Cesano.
Dal 1960 iniziò a svilupparsi un caseggiato, attorno a quel podere così fecondo.
I nuovi abitanti provenivano dalle zone collinari e pianeggianti limitrofe, ed erano in prevalenza ex mezzadri o ex emigranti.
Costoro si appropriarono di quel bel nome, battezzando col nome CESANELLA il nuovo centro abitato.
L’espansione edilizia ebbe inizio partendo dal predio dei conti Augusti Vismara, collocato di fronte al Piazzale Michelangelo.
Il terreno coltivato si espandeva verso dove attualmente è insediato il Centro recuperi della Polizia di Stato, fino a ricomprenderlo.
La casa colonica insisteva di fronte al Piazzale.
L’espansione edilizia si sviluppò lungo il reticolo, ancora esistente, di strade parallele e perpendicolari alla Chiesa, edificata a fine anni 60.
Successivamente, l’espansione interessò i due lati della statale, l’attuale zona artigianale, i due lati della via Mattei, e da ultimo la zona a sud, fino a Villa Torlonia.
Narra la figlia Elena Vismara, che la mamma Augusta, scampata da un bombardamento durante l’ultima guerra, volle erigere vicino alla villa, in segno di devozione, una cappella ex voto sopra uno dei tanti pozzi dell’azienda agricola.
La villa ha ospitato la comunità religiosa “Camminiamo insieme” ed aveva un notevole valore storico.
Aveva un magnifico soffitto in legno le cui travi poggiavano su capitelli di pregevole fattura.
Le pareti affrescate con disegni geometrici e floreali.
I due settori della villa uniti da una torre centrale che rendeva il complesso armonioso e familiare.
La casa colonica metteva in simbiosi l’architettura rurale e quella borghese, come è dimostrato dalla facciata ad est, arricchita da un rosone tardo novecento.
Nella facciata si specchia un terrazzo in ringhiera di ferro battuto, il tutto innestato in un compendio rurale le cui origini si perdono nel passato remoto.
Dott. Calce Struzzo
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